Il nuovo anno non si presenta nel migliore dei modi, a meno che non sei un fanatico dei complotti o ti affidi a studi di dubbia provenienza e soprattutto di efficacia in termini statistici e medici.
Il problema è sempre lo stesso, le notizie e le informazioni che leggiamo in rete, quanto sono attendibili? E’ spesso difficile scindere una notizia vera da una “bufala informatica”. Ma molto spesso, le informazioni non sono del tutto mendaci, anzi i bufalari sono subdoli, mescolano come se fosse un calderone notizie vere, ma decontestualizzate con notizie false, impreziosendole di lavori scientifici o citando “candidati premi Nobel”!
Allora cominciamo con il dire che citare “candidati premi Nobel” per supportare o enfatizzare le proprie teorie è una colossale buffonata! Perché mi direte? Non esistono “candidati premi Nobel”, dato che non vengono annunciati come durante la notte degli Oscar! A questo punto meriterebbe più nomine Einstein che Leonardo DiCaprio secondo me!

Forse molti non sanno che i candidati restano segreti per cinquant’anni. Inoltre, la nomina non garantisce il successo, lo sa benissimo la scienziata Lise Meitner, che diede un contributo fondamentale nello studio della radioattività e del decadimento dell’uranio. Infatti fornì per prima l’esatta interpretazione del processo di fissione nucleare, ma non vinse mai il premio Nobel nonostante le molte nomine! E sì in quel periodo noi uomini di scienza eravamo un pochino maschilisti!
Ma andiamo ai nostri giorni, nonostante l’uomo abbia fatto passi enormi nel settore scientifico e tecnologico, ogni tanto, ma dico ogni tanto, ricadiamo nel vecchio vizietto di ragionare da uomini del Medioevo e di tanto in tanto anche bruciare scienziati come Giordano Bruno o Miguel Servet! Ecco diciamo che non bruciamo più nessuno (o speriamo non ancora) ma molti si sentono il diritto di diffondere in rete notizie pericolose, perché non rispettano il pensiero comune della comunità scientifica e inoltre sono fallaci.
Ma di cosa sto parlando? Ieri una mia carissima amica, mi ha fatto vedere un post su Facebook che descriveva un nuovo protocollo domiciliare indicato da un gruppo di rianimatori!
Benissimo quindi come si fa nel mio campo, vado a leggere in maniera completa l’articolo e vedere gli studi e i report di cui si parlava nel post. Articolo abbastanza interessante, ma l’articolo è pieno di inesattezze unite a notizie vere, ma decontestualizzate! Vediamo di capire perché punto per punto con l’aiuto della scienza o perlomeno di ciò che sappiamo da studi più recenti!
Intanto punto numero uno, ed è il più importante mancano le fonti! Cioè fatemi capire dove sono gli studi fatti a supportare questi protocolli medici, dove sono le fonti? LE FONTI? Non mi stancherò mai di dirlo, qualsiasi cosa venga detta in campo scientifico deve essere correlata da prove e dati riproducibili e oggettivi. Il metodo scientifico vale sempre e soprattutto quello che non deve valere è il “principio di autorità”!
Quindi no prove no party!
Ma andiamo avanti, in questo post si afferma che la febbre non è una malattia è la cura! Bellissima frase ad effetto, ma non mi dice molto, anzi agli occhi dei non addetti ai lavori suona come campanello di allarme!
Intanto vorrei correggere la frase riscrivendola in questo modo:
⛔La febbre non è una malattia ma è un effetto!
✅Si manifesta in presenza di condizioni patologiche, come risposta dell’organismo a situazioni di pericolo. La febbre, un incremento anomalo della temperatura, che si presenta in modo duraturo per più ore o giorni causata da numerosi fattori come infezioni di virus, batteri, patologie infiammatorie, tumori e altre cose.
Molto importante come effetto! La febbre rappresenta un importante meccanismo di autodifesa del nostro corpo, l’aumento della temperatura accelera tutte le reazioni chimiche, favorendo l’utilizzo delle riserve energetiche e potenziando l’efficienza del sistema immunitario.
Quindi primo errore: non è una cura, ma un meccanismo! Inoltre si fa presto a parlare di febbre! Esistono tanti tipi di febbre legati a stati patologici. Quindi la febbre costituisce un aumento della temperatura corporea innescato da numerose citochine in diverse condizioni patologiche.
Diciamo anche una cosa ad onore della corretta informazione: la febbre quindi è un ottimo modo che ha il nostro corpo di reagire a qualcosa di potenzialmente negativo. E’ anche vero che noi siamo iper protettivi spesso e usiamo farmaci in maniera sconsiderata anche quando non abbiamo un reale bisogno. Molte persone, infatti, ai primi sintomi influenzali pensano di eliminare il problema sul nascere assumendo un qualsiasi antibiotico disponibile a casa. Cosa stupida prima di tutto perché un antibiotico è attivo contro i batteri, ma se ti becchi un virus non serve a nulla, inoltre esponi il tuo corpo ad eventuali effetti indesiderati non necessari (e si anche gli antibiotici hanno effetti indesiderati anche gravi), punto due l’uso improprio contribuisce all’insorgenza della antibiotico-resistenza, fenomeno per cui i batteri non sono più suscettibili all’azione degli antibiotici rendendo le cure inefficaci per tutti, e questo sarà un grandissimo problema che prima o poi dovremmo fare i conti. Quindi è vero, l’uso sconsiderato di farmaci è pericoloso, ma con questa affermazione non si può nemmeno dire che si deve eliminare la Tachipirina! Anche perché non serve avere una laurea in scienze naturali per comprendere che l’aumento della temperatura è un’arma a doppio taglio, troppo alta si rischia la morte, e la vigile attesa come spesso sento dire va a quel paese! Insomma non facciamo della medicina uno slogan!
Infatti proseguendo la lettura del post viene scritto chiaramente:
⛔”La tachipirina produce DOPPIO DANNO, ELIMINA LA FEBBRE E INIBISCE LA PRODUZIONE DI GLUTATIONE…”
Allora cerchiamo di chiarire questo aspetto che è legato alla biochimica quindi all’effetto del farmaco e la sua reazione. Allora ho fatto una ricerca sullo stato dell’arte ed effettivamente su una rivista scientifica Journal of Medical Virology gli autori riportano come il paracetamolo riduca le “scorte” di glutatione, una sostanza naturale che agisce come antiossidante, potendo così peggiorare l’infezione da COVID-19.
Questo è il problema di riportare dati di pubblicazioni scientifiche, devono essere comprese e contestualizzate. Cosa impossibile da fare se non si ha nessuna conoscenza o competenza in questi settori.
✅Cerchiamo di fare chiarezza, ad oggi, tutte le principali linee guida nazionali ed internazionali indicano il paracetamolo, assieme ai FANS, come farmaco di scelta per la gestione dell’iperpiressia nei pazienti affetti da COVID-19 . A dosi terapeutiche, solamente una piccola parte (circa 5%) di paracetamolo subisce un metabolismo ossidativo, entrando quindi nella via metabolica che coinvolge il glutatione intracellulare. Pertanto non vi è alcuna evidenza scientifica che il paracetamolo, a dosaggi terapeutici, riduca in maniera significativa le “scorte” di glutatione né possa peggiorare il decorso clinico dell’infezione da COVID-19.

A dosi terapeutiche, il paracetamolo presenta una debole azione inibitoria sull’enzima COX-1 (un enzima presente su quasi tutte le nostre cellule e che sintetizza le prostaglandine, importanti ormoni che vengono usati per trasportare messaggi a livello locale), che si manifesta attraverso i suoi effetti di blanda riduzione dell’infiammazione.
Per concludere è vero che la febbre deve essere trattata quando è elevata, rappresentando altrimenti un fisiologico e parziale meccanismo di difesa contro tutte le infezioni.
Ovviamente lo stesso discorso vale per i FANS, ovvero Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei, agiscono bloccando entrambi gli enzimi necessari per la produzione delle prostaglandine, chiamati COX-1 e COX-2. Quelli di introduzione più recente, invece, agiscono soltanto su COX-2, che è principalmente coinvolto nella risposta infiammatoria periferica. Tuttavia, gli inibitori selettivi della COX-2 possono avere effetti negativi, quindi usare quando è necessario! L’abuso è sempre sbagliato anche se si usano farmaci molto efficaci.
⛔ Passiamo al caso più discusso in campo scientifico: l’uso del Idrossiclorochina (plaquenil). Ci sono evidenze a supporto del suo impiego? Ecco qui la questione è più delicata e deve essere attentamente analizzata.
L’idrossiclorochina è un farmaco antimalarico.

E’ utilizzato nella terapia, oltre che della malaria, anche dell’artrite reumatoide e del lupus eritematoso sistemico. Ed oggi si affaccia come metodo per prevenire le complicanze della CoViD-19.
Dobbiamo dire una cosa, che la pandemia ci ha preso impreparati, e non è raro che nelle fasi più difficili dove le cure o i meccanismi non sono ancora noti, si possa utilizzare dei farmaci esistenti il cui meccanismo d’azione suggerisse una potenziale efficacia nel prevenire o trattare la malattia. In medicina si usa questo metodo noto come riposizionamento dei farmaci. Ovviamente e inizialmente è un metodo sperimentale, dettato dalla disperazione più che dalla solidità dei dati. Eppure questi farmaci, che come ho detto venivano usati per altre patologie, non di carattere virale, evidenziano attività aggiuntive rispetto quelle per le quali sono stati autorizzati all’impiego.
✅È questo il caso della clorochina e ancora meglio della idrossiclorochina per le quali è stata evidenziata una azione antivirale, dovuta alla prevenzione dell’ingresso e della replicazione del coronavirus nelle cellule dell’ospite, e una attività antiinfiammatoria e immunomodulatoria che può aiutare ulteriormente i pazienti affetti da CoViD-19. L’attività antivirale di clorochina e della idrossiclorochina in laboratorio, era stata dimostrata anche sui virus causativi di Ebola e Zika, sebbene l’efficacia di questi farmaci in tali condizioni patologiche non sia mai stata confermata da studi clinici sull’uomo.
Oggi abbiamo a disposizione molti studi, ma diciamo la verità, alcuni di questi mostrano dei limiti metodologici soprattutto nella riproducibilità dei dati e soprattutto ai fenomeni legati agli eventi avversi del loro uso. In conclusione, gli studi clinici documentati non confermano l’efficacia della idrossiclorochina né come prevenzione né come trattamento in pazienti affetti da CoViD-19. Insomma i dati che abbiamo a disposizione ancora non consentono di trarre conclusioni definitive sull’efficacia e sul profilo di tollerabilità del trattamento con i suddetti farmaci in pazienti affetti da Covid-19.
Vi lascio gli studi e le fonti bibliografiche di riferimento per chi volesse approfondire questo interessante argomento:
Favipiravir at high doses has potent antiviral activity in SARS-CoV-2-infected hamsters, whereas hydroxychloroquine lacks activity. Proc Natl Acad Sci U S A. 2020 Oct
27;117(43):26955-26965. doi: 10.1073/pnas.2014441117. Epub 2020 Oct 9.
PMID: 33037151
⛔ Sempre nel post leggevo: “Assumere azitromicina 1 compressa al giorno per 3 giorni”.
✅L’azitromicina è un antibiotico della famiglia dei macrolidi, commercializzato dalla Pfizer (e si sempre quelle lobby cattive dei vaccini) quindi usato contro batteri e non virus.

Ma allora perché alcune fonti indicano l’uso anche per il virus in questione? Esistono prove che i macrolidi esercitino effetti benefici nei pazienti con malattie polmonari infiammatorie oltre alla loro capacità di inibire la replicazione dei batteri patogeni. Studi in vitro e in vivo hanno dimostrato che i macrolidi mitigano l’infiammazione e modulano il sistema immunitario.
In uno studio osservazionale retrospettivo condotto in Arabia Saudita su 349 pazienti con
MERS non si è osservata alcuna differenza in termini di mortalità a 90 giorni.
Per quanto riguarda il Covid-19 ci sono stati alcuni studi che vi allego come fonte sempre per ulteriori approfondimenti che continuano a dimostrare delle limitazioni metodologiche e delle incertezze in termini di beneficio.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0399077X20300858?via%3Dihub
Per l’AIFA, la mancanza di un solido razionale e l’assenza di prove di efficacia nel trattamento di pazienti COVID-19 non consente di raccomandare l’utilizzo dell’azitromicina, da sola o associata ad altri farmaci con particolare riferimento all’ idrossoclorochina, al di fuori di eventuali sovrapposizioni batteriche. Incertezze avvalorate da altri recenti studi (https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2782166) che dimostrerebbero l’inefficacia dell’azitromicina nel trattamento di covid-19.
Al contrario, «mettono in guardia contro l’uso eccessivo di antibiotici durante la pandemia e il conseguente incremento della resistenza batterica».
Ultimo ma non ultimo l’uso di integratori e vitamine:
⛔ VITAMINA D, VITAMINA C, zinco gluconato compresse 25/50 mg al giorno. Lattoferrina e quercitina.
✅ Premettendo che l’assunzione di vitamine è fondamentale per la nostra vita, forse per alcuni sono considerati sostituti di farmaci o addirittura di vaccini. Forse a molti sfugge il meccanismo di azione delle vitamine e di questi integratori che pur svolgendo un ruolo benefico per l’organismo non può essere paragonato all’azione di un farmaco.
Forse la molecola più citata in epoca Covid è la lattoferrina. Cosa è la lattoferrina? E’ una proteina globulare. La lattoferrina appartiene alla famiglia delle transferrine.

La lattoferrina è una molecola naturale presente nel latte materno, in tutte le secrezioni umane e nei granuli dei neutrofili nei siti d’infezione e infiammazione. E’ una proteina multifunzionale che non è solo in grado di sequestrare il ferro libero, quando è in eccesso, ma che svolge contemporaneamente anche un’azione antinfiammatoria e immunoregolatoria”. Numerosi studi in vitro sono concordi con affermare che potrebbe essere un utile alleato anche contro il Covid-19.
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fphar.2021.666600/full
Ma sono studi parziali e quindi ancora mancano molti dati relativi all’uso umano. Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che la vitamina D o la lattoferrina giochino un ruolo nella protezione dall’infezione da nuovo coronavirus. Anche se è una partita ancora tutta da giocare, e recenti studi in vitro dimostrerebbero invece una funzione positiva, anche se la lattoferrina non può essere la cura anti Covid, come dice l’autore dello studio.
Questi sono alcuni lavori e fonti:
https://www.mdpi.com/2077-0383/10/18/4276
https://www.mdpi.com/1660-4601/18/20/10985
Dobbiamo ricordare inoltre, che l’assunzione non raccomandata anche di integratori può essere dannosa per l’organismo. La vitamina D, infatti, se assunta in eccesso, può risultare tossica a livello renale ed epatico: vi è proprio un’epatite da Vitamina D. Quindi attenzione ad usare in generale farmaci e integratori di cui non si hanno delle certezze scientifiche note.
Per concludere la scienza si basa su fatti e studi tangibili e solidi, soprattutto se parliamo di salute umana. Quindi non dobbiamo confondere la scienza con la propaganda, perché senza fonti e senza dati certi non è scienza, è solo qualcosa di molto pericoloso!
La divulgazione scientifica è fondamentale per combattere le fake news!
Dott. Francesco Domenico Nucera
FONTI:
Le fonti sono all’interno dell’articolo