Per questo nuovo articolo, devo ammettere che è stata la nostalgia per il mio piccolo paesino d’infanzia a ispirarmi. Come spesso accade a molti giovani che lasciano la propria casa e tornano raramente alle dimore dei genitori, ci pervade una sensazione di pace e spensieratezza. Un profumo ci avvolge, trasportandoci indietro nel tempo. Per me, quel profumo è l’essenza di bergamotto che mia madre usa in casa.
E quindi oggi vi porto nel mondo della chimica di un agrume a me caro e che sa di Calabria: il bergamotto.

Il bergamotto, scientificamente noto come Citrus bergamia, è un agrume speciale che rappresenta l’anima della Calabria. Questo frutto, spesso descritto come “l’oro verde” della regione, ha un profumo inconfondibile e una storia affascinante.
Originario di un’area molto ristretta della Calabria, il bergamotto ha un legame profondo con questa terra, in particolare con la Locride, una zona che si estende da Villa San Giovanni a Siderno, dove si concentra circa il 90% della produzione mondiale.
Il bergamotto è un agrume che cresce e fruttifica solo lungo circa 120 chilometri di costa che va da Villa San Giovanni a Roccella jonica nella provincia di Reggio Calabria. Ci hanno provato tutti a impiantarlo, dai siciliani ai piemontesi, dai francesi agli arabi ma, ad eccezione di una piccolissima percentuale in Costa d’Avorio, non ha attecchito in nessun’altra parte del mondo.
Origine e Storia
La sua storia e le origini sono veramente interessanti e si intrecciano con diverse culture e tradizioni. L’origine del bergamotto è avvolta nel mistero, con ipotesi che lo collocano in Cina, Grecia, Pergamo (l’antica Troia) o persino nella città spagnola di Berga. La sua coltivazione in Calabria risale al Settecento, e nel secolo successivo venne documentata la prima estrazione dell’olio essenziale di bergamotto proprio a Reggio Calabria. Una cosa però è certa, che questo frutto abbia trovato nella Calabria il suo habitat ideale.

L’ origine botanica del bergamotto è meno chiara, ma si pensa che sia un ibrido naturale tra il limone (Citrus limon) e l’arancia amara (Citrus aurantium). Questo incrocio ha prodotto un frutto unico, sia per le sue proprietà aromatiche che per quelle gustative. L’etimologia più verosimile è Begarmundi, cioè “pero del signore” in turco, per la sua similarità con la forma della pera bergamotta.
In Calabria si coltivano principalmente tre varietà di bergamotto:
Fantastico: Varietà rustica con foglie grandi e una buona resa in essenza.
Femminello: Pianta più piccola con rami esili, i cui frutti sono perfettamente sferici, molto lisci, con buccia sottile e fortemente aromatica.
Castagnaro: Pianta più alta e vigorosa, con frutti meno sferici e più rugosi.

Per proteggere e valorizzare questo prodotto unico, il bergamotto di Reggio Calabria ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta (DOP), riconoscendo l’importanza della sua coltivazione nella regione.
Caratteristiche e Benefici del Bergamotto
Il bergamotto ha un sapore molto acre, difficile da paragonare ad altri agrumi, se non come una via di mezzo tra pompelmo e limone. È una risorsa economica significativa, soprattutto per l’uso dell’olio essenziale nell’industria profumiera. Inizialmente considerato Oggi è rivalutato sia in campo alimentare che farmacologico, con la produzione di succhi e marmellate ricchi di antiossidanti che contribuiscono alla salute cardiovascolare e alla riduzione del colesterolo.
La descrizione non è sicuramente efficace, quindi il metodo migliore è provarlo. Io adoro bere il succo da solo, ma anche mescolarlo con una spremuta di arance.
Le aziende che producono essenza sono dislocate in alcune zone della Calabria, dove anche il mio piccolo paesello, Condofuri vanta circa il 19.7% di produzione per un totale di circa 1500 ettari coltivati.
La richiesta mondiale di questo agrume ha avuto un impatto positivo sull’economia locale, portando benefici in una zona spesso trascurata e tutto ciò, sicuramente, mi riempie il cuore di gioia e ottimismo.
Probabilmente la sua fortuna si deve all’italiano Gianpaolo Feminis che, emigrato a Colonia nel 1680, formulò l’aqua admirabilis utilizzando insieme ad altre essenze l’olio estratto manualmente pressando la scorza del frutto.
Da questa ricetta fu brevettata l’acqua di Colonia, poi diffusa in tutto il mondo. Da allora il bergamotto è rimasto un ingrediente essenziale per la preparazione dei profumi. È presente, fra i grandi classici profumi, anche nello Chanel n° 5.

La chimica del bergamotto
Siamo pur sempre in un canale di chimica, quindi parliamo di chimica. La chimica del bergamotto è complessa e molto studiata dai ricercatori di tutto il mondo, non solo per le sue applicazioni in ambito cosmetico, ma soprattutto in quello farmaceutico e nutraceutico. Andiamo per ordine!
Il 93-96% dei composti chimici costituenti l’olio essenziale sono volatili: i monoterpeni limonene (25-53%), linalolo (2-20%) e linalil-acetato (15-40%). La restante parte (4-7%) comprende sostanze non volatili: pigmenti, cere, cumarine e psoraleni. Diversamente, il succo ottenuto dall’endocarpo contiene numerosi flavonoidi tra cui naringina, neoeriocitrina e rutina, oltre che pectine ed altri composti.
Tranquilli, capisco che questi nomi potrebbero incutere terrore, ma analizziamo i suoi più importanti composti chimici e cerchiamo di capire perché il bergamotto è un frutto così fantastico!
Ad esempio, gli psoraleni, composti organici naturali noti come furanocumarine, venivano inseriti nelle creme abbronzanti per accelerare l’abbronzatura.
Studi epidemiologici successivi, hanno evidenziato che chi utilizzava queste creme solari contenenti psoraleni aumentava il rischio di ammalarsi di melanoma maligno. Per questo motivo vennero vietati. Nei componenti non volatili dell’ essenza di bergamotto troviamo essenzialmente tre tipi di psoraleni: angelicina, il bergaptene (o 5–metossipsoralene) e la xantotossina (o 8–metossipsoralene).

Gli psoraleni vengono ora usati solo nel trattamento di alcune patologie, come trattamento in dermatologia per curare le formi gravi di psoriasi, micosi fungoide, dermatite atopica, alopecia areata, distrofia delle venti dita, eczema, lichen ruber planus.
Il bergamotto, inoltre, ha attratto considerevole attenzione grazie alla sua peculiare composizione in flavonoidi, quali i glicosidi flavonoici neoeritrocina, neoesperidina e narginina. Diversi studi hanno riportato le proprietà benefiche dei suoi frutti, evidenziando la validità dell’approccio nutraceutico. In particolare, si è notato che la supplementazione con polifenoli derivanti dal suo succo sarebbe in grado di ridurre i lipidi plasmatici e di migliorare il proflo lipoproteico in pazienti con iperlipidemia moderata, inibendo l’attività della HMG-CoA reduttasi, un enzima che limita la tappa fondamentale di produzione del colesterolo. Ovviamente il condizionale in questo tipo di considerazioni è d’obbligo, perché come sappiamo la ricerca ha bisogno di conferme e soprattutto dati solidi per provare a confutare le teorie.
Sotto studio per queste proprietà sono essenzialmente due flavonoidi: la brutieridina e la melitidina.

Questi polifenoli contenuti nei derivati del Bergamotto sembrerebbero, quindi, modulare positivamente i diversi meccanismi coinvolti nella regolazione del metabolismo dei grassi, del colesterolo e dei carboidrati, suggerendo il loro ruolo protettivo nella riduzione del rischio cardiovascolare in pazienti con sindrome metabolica.

Un altro polifenolo della famiglia dei flavonidi: la naringina, sembrerebbe mostrare effetti molto interessanti sulla riduzione del colesterolo e anche come proprietà anti-infiammatorie. In generale i derivati del bergamotto sembra abbiano un potenziale ruolo preventivo nella riduzione del rischio cardiometabolico.
C’è un aspetto importante da evidenziare! È necessario sottolinearlo per evitare di incorrere nello stesso errore di chi diffonde fake news. È fondamentale ricordare che nessun alimento, da solo, può essere determinante nella prevenzione di malattie come ad esempio il cancro, e questo vale anche per frutta e verdura. Limoni, barbabietola, carote, mirtilli e melograno (solo alcuni esempi spesso oggetto di disinformazione online) contengono certamente sostanze benefiche per il nostro organismo, ma non possono essere considerati, presi singolarmente, come alimenti miracolosi nella lotta contro il cancro o contro altre malattie.
Quando si fanno analisi in campo medico e nutraceutico le variabili in gioco sono moltissime e spesso si rischia di confondere correlazione con causalità (Correlation Is Not Causation).
Anche perché un problema non da poco è l’effetto che queste molecole dovrebbero svolgere nel nostro corpo in relazione alla loro concentrazione negli alimenti. Mi spiego meglio, la biodisponibilità di una molecola è fondamentale per la sua funzione fisiologica. Inoltre, sembrerebbe che il loro metabolismo sia considerevolmente legato alla variabilità, da un soggetto all’altro. Quindi le reali attività biologiche e le azioni svolte dai polifenoli e dai loro metaboliti devono essere, però, ancora completamente chiarite.
Infine c’è da aggiungere che se anche un composto ha forte attività antiossidante o altre attività biologica in vitro, potrebbe avere una scarsa/amplificata attività biologica od addirittura nulla se non raggiunge il tessuto bersaglio.
A non semplificare la situazione, c’è successivamente da valutare il profilo dei polifenoli per tutte le varietà di bergamotto, che è praticamente identico, ma la concentrazione può variare notevolmente.
Ecco perché la ricerca è sempre più attiva sull’ uso di formulazioni avanzate, come le nanoparticelle o le forme di rilascio controllato, può migliorare l’assorbimento e la biodisponibilità dei polifenoli. Ad esempio, l’incapsulamento dei polifenoli del bergamotto in liposomi o nanoparticelle può proteggerli dalla degradazione durante la digestione e facilitare il loro assorbimento intestinale.
Spesso non si sottolinea mai il ruolo, invece, della prevenzione associata ad uno stile di vita attivo, il non fumare ed avere un regime dietetico sano ed equilibrato. Secondo l’OMS, il 35% dei casi di cancro è riconducibile ad abitudini alimentari sbagliate.
In conclusione, alla luce dei numerosi studi condotti nel corso degli anni, il bergamotto emerge come un promettente alimento funzionale. Tuttavia, sarà la scienza a determinarne definitivamente il valore come vero “oro verde” della salute. Rappresenta sicuramente una speranza sia per la ricerca scientifica sia per la Calabria.
Dott. Francesco Domenico Nucera
FONTI:
- http://bio.uniroma2.it/polifenoli-biodisponibilita-e-nutrizione/
- Statin–like Principles of Bergamot Fruit (Citrus bergamia): Isolation of
3Hydroxymethylglutaryl Flavonoid Glycosides. J. Nat. Prod.2009727135
2–1354 Publication Date: July 2, 2009 https://pubs.acs.org/doi/10.1021/np900096w - Chemical studies of anthocyanins: A review. Volume 113, Issue 4, 15
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https://doi.org/10.17660/ActaHortic.2000.535.6 - Huang, Y.; Tocmo, R.; Nauman, M.C.; Haughan, M.A.; Johnson, J.J. Defining the Cholesterol Lowering Mechanism of Bergamot (Citrus bergamia) Extract in HepG2 and Caco-2 Cells. Nutrients 2021, 13, 3156. https://doi.org/10.3390/nu13093156
