Oggi vi porto alla scoperta di una storia affascinante, in cui arte, pesticidi, giocattoli e chimica si intrecciano in modo sorprendente. Parleremo del leggendario verde di Parigi e del suo incredibile percorso attraverso i secoli.
Il verde di Parigi, noto anche come acetato arsenito di rame, è un pigmento sintetico sviluppato nel XIX secolo per la sua tonalità verde brillante. Tuttavia, la sua storia è segnata da un’ambivalenza pericolosa: se da un lato la sua vivacità lo rese popolare, dall’altro la tossicità dell’arsenico contenuto portò a gravi conseguenze per la salute umana e ambientale.
Origine e scoperta
La sua storia mescola chimica, arte e tragedia, rendendolo uno dei capitoli più affascinanti della scienza dei materiali. Non è chiaro chi sia stato il primo a preparare questo pigmento, che fu sviluppato con l’intento di migliorare le caratteristiche del verde di Scheele (chimicamente un arsenito di rame). Era usato principalmente su tessuti e carta da parati, e anche dagli artisti, perché a quel tempo avevano a disposizione pochi colori verdi.

Il verde di Parigi, invece, fu sintetizzato per la prima volta nel 1814 nella città di Schweinfurt, in Germania, da due chimici, Wilhelm Sattler e Friedrich Wilhelm Neumann. Questo pigmento era composto principalmente da arsenito di rame (CuHAsO₃) e acetato di rame (Cu(C₂H₃O₂)₂), unendo l’azione tossica dell’arsenico con il rame per ottenere un colore straordinariamente brillante e durevole.

La sua formula è in genere riportata come Cu(C2H3O2)2·3Cu(AsO2)2.
Utilizzato in pittura, oggetti di uso quotidiano come carta da parati e giocattoli, e persino nella decorazione di dolci, il verde di Parigi divenne emblema di progresso chimico e tragedie silenziose
Nel corso del XIX secolo, il pigmento fu commercializzato con il nome “verde di Parigi”, perché fu adottato rapidamente dagli artisti francesi e utilizzato nelle arti decorative.
Un successo nel mondo dell’arte

l verde di Parigi divenne subito popolare tra i pittori per il suo colore vivace e la sua stabilità rispetto ad altri pigmenti verdi dell’epoca. Fu utilizzato da molti artisti celebri, come Monet, Van Gogh e Renoir, che ne apprezzavano la capacità di catturare la luce e creare profondità nei paesaggi e nei dipinti impressionisti.
Oltre che nell’arte, il pigmento trovò largo impiego nei tessuti, nelle carte da parati e persino nei prodotti di uso comune come giocattoli e oggetti decorativi.

La carta da parati verde divenne estremamente popolare nell’Ottocento e, con l’ascesa del movimento romantico, decorare soggiorni e salotti con motivi di viti di fragole stilizzate e tulipani verdi dai petali fluttuanti divenne una vera moda. Il mercato della carta da parati, dominato dal verde di Parigi, rappresentava il principale veicolo di esposizione a questo pigmento. Si stima che nel 1858, nella sola Gran Bretagna, fossero in uso ben 100 milioni di miglia quadrate di carta da parati verde.
Dall’arte alla lotta contro la malaria

Un aspetto curioso della storia del verde di Parigi è il suo utilizzo come pesticida. Nel 1867, gli agricoltori statunitensi scoprirono che il verde di Parigi era efficace contro la dorifora della patata, un parassita particolarmente aggressivo.
Intorno al 1920, il pigmento fu impiegato per derattizzare le fogne di Parigi e per combattere la malaria nelle aree paludose, dove veniva spruzzato per eliminare le zanzare. Sebbene fosse efficace nel ridurre la diffusione della malattia, i rischi legati alla manipolazione del prodotto e alla contaminazione ambientale erano significativi.
Il lato oscuro del verde
Nonostante i primi avvertimenti di chimici come Leopold Gmelin, che già nel 1839 segnalava la pericolosità della carta da parati contenente arsenico, il verde di Parigi continuò a essere prodotto su scala industriale. Il successo del verde di Parigi fu, però, presto oscurato dai suoi effetti tossici. Le carte da parati contenenti questo pigmento, popolari nelle abitazioni borghesi, rilasciavano vapori di arsenico quando esposte a umidità e muffa. Si verificarono numerosi casi di intossicazioni domestiche, con sintomi come mal di testa, vomito, eruzioni cutanee e, nei casi più gravi, morte.
L’inalazione di gas tossici liberati da muffe che crescevano sulle carte da parati fu identificata come una delle cause principali. Solo nel 1874, grazie al microbiologo Bartolomeo Gosio, si scoprì che il rilascio di trimetilarsina, un gas altamente tossico, era legato alla fermentazione dei materiali organici.
Già alla fine del XIX secolo, il pigmento iniziò a essere gradualmente sostituito da alternative meno pericolose, come il verde cromo e il verde ossido di cromo, che offrivano colori simili senza gli stessi rischi mortali.
Avvelenamento da arsenico
L’arsenico è molto affine con lo zolfo presente nelle proteine. Quando l’arsenico si lega alla proteina questa viene deformata, rendendola inattiva. In particolare, l’inibizione della glutatione reduttasi e la tioredossina reduttasi, genera scompensi estremamente gravi nel metabolismo umano. La dose ingerita potenzialmente in grado di causare la morte di un individuo adulto di circa 60 kg di peso è di circa 120 mg (1-2 mg/kg di peso corporeo).
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Research on Cancer, IARC) ha classificato l’arsenico nel gruppo 1 (cancerogeni umani), cioè tra quelle sostanze con un alto grado di probabilità di determinare tumori nell’uomo.
Inoltre questo elemento chimico è tristemente noto in letteratura e in storia: in Romeo e Giulietta, Romeo assunse l’arsenico per la presunta perdita della sua amata. Madame Bovary morì a causa dello stesso veleno. Un esempio famoso della pericolosità del verde di Parigi è legato a Napoleone Bonaparte, che avrebbe scelto questo pigmento per le pareti della sua residenza durante l’esilio a Sant’Elena. Alcuni studi ipotizzano che la sua morte possa essere stata causata proprio dall’esposizione prolungata all’arsenico presente nel pigmento
Un’eredità controversa
Oggi, il verde di Parigi è ricordato come un simbolo delle promesse e dei pericoli della chimica industriale del XIX secolo. La sua vivida tonalità verde è ancora apprezzata negli studi di storia dell’arte, mentre le sue proprietà tossiche rimangono una lezione importante per chi lavora nello sviluppo di nuovi materiali.
Dott. Francesco Domenico Nucera
FONTI:
- https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/a/arsenico#effetti-sulla-salute
- https://fattinonfake.federchimica.it/articolo/il-curioso-caso-del-verde-di-parigi/
- https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ciuz.19960300105
- L. W. Hackett, Importanza ed usi del verde di Parigi (aceto-arsenito di rame) per la lotta contro le larve di Anopheles, in Rivista di malariologia, vol. 5, 1926, p. 59.
- F. Challenger, C. Higginbottom e L. Ellis, The formation of organo-metalloidal compounds by microorganisms. Part I. Trimethylarsine and dimethylethylarsine, in J. Chem. Soc., 1933, pp. 95-101, DOI:10.1039/JR9330000095.
