🔬🩺PILLOLE DI CHIMICA:

“il caso dei corpi incorrotti”

Facciamo una precisazione dovuta, dopo le recenti notizie. Quando una persona muore il processo di decomposizione inizia praticamente subito dopo il decesso, perché gli organi vitali non funzionano più e quindi le cellule cominciano il loro naturale declino in mancanza di ossigeno e altre sostanze. Parte così un processo noto come “autolisi” a carico di alcuni enzimi che determinano la distruzione delle cellule stesse. Il resto lo svolgono i batteri che iniziano a degradare i tessuti. La consumazione dei tessuti molli, quando il cadavere di una persona viene interrato in una bara, dura in genere una decina di anni, al termine del quale resta il solo scheletro.

Santa Virginia Centurione Bracelli /Wikipedia

Ovviamente se il cadavere resta all’aperto, esposto agli agenti atmosferici e non solo, i tempi possono essere decisamente più rapidi, anche per l’azione diretta di insetti e altri animali selvatici. Ma in alcune rare circostanze un cadavere può preservarsi (più o meno bene) per decenni o addirittura millenni. Come sottolineato nell’abstract dell’articolo “The Taphonomy of Natural Mummies” guidato dallo scienziato italiano Dario Piombino‐Mascali, infatti, vari ambienti e condizioni hanno il potenziale per interrompere le fasi naturali della decomposizione. Situazioni del genere le riscontriamo in corpi come quello a Ötzi o “Mummia del Similaun”, l’uomo preistorico meglio conservato in assoluto, il cui corpo ha un’età stimata di circa 5.100-5.300 anni. Qui le temperature rigide hanno giocato un ruolo fondamentale nella conservazione del corpo. Ma anche i climi molto aridi e l’assenza di umidità possono avere lo stesso effetto. Le temperature elevatissime e il clima secco determinano infatti la disidratazione del corpo che dà vita al processo di essiccazione, a sua volta base per la mummificazione. Recentemente è balzato agli onori della cronaca il caso del “corpo incorrotto” di Carlo Acutis, giovane scomparso 15 anni fa a causa di una leucemia fulminante e avviato alla procedura di beatificazione.

Aperta la tomba di Carlo Acutis, il corpo è davvero incorrotto o c’è altro dietro?

Come specificato dal vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino, il suo corpo dopo l’esumazione del 2019 “fu trovato nel normale stato di trasformazione proprio della condizione cadaverica”, e sono state dunque messe in atto tutte quelle tecniche di “conservazione e integrazione” per l’esposizione del corpo alla venerazione dei fedeli. Fra gli interventi una maschera di silicone, grazie alla quale è stato ricostruito il volto del giovane. Insomma, non c’è stato alcun “miracolo”. Sono note le storie di numerosi corpi incorrotti di santi, che tuttavia o erano stati trattati con composti chimici ad hoc oppure venivano conservati in condizioni micro-ambientali che permettevano il contrasto alla decomposizione, come ad esempio l’assenza di ossigeno. Del resto, tutti i corpi incorrotti rimossi dalle loro posizioni originali hanno iniziato a deteriorarsi e hanno avuto bisogno di ulteriori trattamenti. Uno dei processi che può favorire la conservazione di un cadavere, anch’esso associato a specifiche condizioni di ossigeno, temperatura e umidità, e’ quello dell’adipocera, come specificato nell’articolo “Adipocere: What is known after over two centuries of research” pubblicato sulla rivista scientifica Forensic Science International. In parole semplici, l’adipocera – conosciuta anche col termine di ‘cera mortuaria’, è una sostanza che si forma quando i batteri convertono il grasso in una sostanza organica insolubile e friabile, simile al sapone o appunto alla cera. Ciò si verifica meglio in ambienti freddi, umidi e in assenza di ossigeno, condizioni in cui spesso venivano conservate le spoglie dei defunti in antichità (e dal quale è in parte derivata la leggenda dei corpi incorrotti dei santi). Alcuni minerali possono favorire la formazione di adipocera, così come i terreni acidi delle torbiere e la presenza di metalli pesanti alla stregua del mercurio e dell’arsenico possono migliorare la conservazione dei corpi. L’imbalsamazione e altri interventi artificiali con composti chimici – ad esempio la formaldeide – sono tutti in grado di contrastare la decomposizione, ma naturalmente non si tratta di processi naturali.

Dott. Francesco Domenico Nucera

FONTI:

https://onlinelibrary.wiley.com/…/10…/9781118953358.ch8

https://www.sciencedirect.com/…/pii/S0379073810005256…

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