L’IMPORTANZA STORICA DEI VACCINI

L’IMPORTANZA DELLA VACCINAZIONE DI MASSA COME ARMA DI PREVENZIONE ED ERADICAZIONE DI MALATTIE INFETTIVE.

Le malattie infettive, soprattutto virali, sono da sempre un grande ostacolo della medicina e un problema per tutta la società. Sarà perché di virus ne esistono una grandissima varietà, sarà perché molti di questi mutano, oppure sarà che sono tra i microrganismi più diffusi sulla terra, ma rappresentano un nemico invisibile per il genere umano. 

I virus, ormai, siamo sfortunatamente abituati a conoscerli, a causa della situazione di pandemia del nuovo coronavirus SARS-CoV-2. Ma questa non è stata e probabilmente non sarà l’unica pandemia della storia umana. Anzi a dire la verità, l’uomo si è dovuto confrontare, ciclicamente con epidemie e pandemie. Dalla peste antonina a Roma nel II secolo d.C., alla peste nera del 1346, che devastò l’intera Europa, falcidiando la popolazione, fino a passare alla spagnola del 1918. E mi sono limitato ad annoverare solo alcune tra le peggiori conosciute dall’umanità. Di certo l’uomo, rispetto al passato, non si è fatto trovare impreparato e nel tempo ha implementato il suo arsenale medico contro i virus.

I virus, sono degli avversari infimi, semplici nella loro struttura biologica, ma affascinanti.

Si contano ad oggi circa 5000 specie note e milioni di specie meno note di virus.

Sono parassiti endocellulari obbligati. Praticamente, significa che per sopravvivere hanno bisogno di un organismo vivente. I virus sono di varie forme e dimensioni, certo parliamo di dimensioni nanometriche, ovvero un miliardesimo di metro, comprese tra 10 e 300 nanometri.

Giusto per intenderci, 1 nanometro è 0,000000001 metri. Quindi impossibili da notare ad occhio nudo.

Sono in grado di infettare la stragrande maggioranza degli esseri viventi sulla terra, dai batteri fino all’uomo.

Se dovessimo descrivere la struttura cellulare di un virus, potremmo dire, che a prescindere dalla grande varietà, essi sono in genere composti da un involucro proteico, detto capside, contenente un acido nucleico (DNA o RNA). Questo involucro a sua volta è circondato da una membrana glicolipidica esterna, chiamata envelope

Basta tutto qui! Non possedendo ribosomi né altri organelli necessari per la sintesi proteica, per attivarsi e funzionare devono entrare nelle cellule come le nostre ed utilizzare i nostri “macchinari” biologici per replicarsi.

Quindi abbiamo a che fare con dei parassiti di forme e grandezze differenti.

Nel tempo l’uomo ha imparato a proteggersi dai virus, utilizzando strategie e mettendo in campo tutte quelle norme di prevenzione che sono state efficaci con la maggior parte delle epidemie.

Ma sicuramente la più grande vittoria contro la lotta ai virus è stata l’invenzione dei vaccini.

I vaccini sono una tipologia di farmaci molto particolare, perché vengono somministrati a scopo preventivo sulla popolazione sana allo scopo di prevenire alcune malattie infettive. Questo fa storcere un poco il naso a tante persone che non conoscendo il meccanismo di azione e protezione dei vaccini, li considerano ancora un farmaco dove i rischi supererebbero i benefici. Invece è perfettamente il contrario. I vaccini agiscono attraverso l’induzione di una risposta immunitaria, umorale e cellulare, e richiedono, in genere, l’associazione con un adiuvante per raggiungere una adeguata efficacia protettiva.

Capisco le paure sui vaccini che ancora aleggiano nell’aria, ma spesso colpevole una cattiva informazione, ha fatto si, che la credibilità dei vaccini sia venuta meno. La paura è un sentimento umano, normalissimo, ma le persone hanno bisogno di essere informate correttamente.  

Ci sono tanti esempi di come le vaccinazioni hanno avuto un ruolo fondamentale nell’andamento di un’epidemia. Ed oggi parleremo del caso dei vaccini antipoliomielite.

IL caso dei vaccini antipoliomielite.

Forse ai più giovani questa malattia non dirà nulla, ma se fossi stato un giovane prima del 1955, molto probabilmente la parola avrebbe assunto connotati completamente diversi. Ebbene si, la parola al tempo risuonava come una condanna a morte per tante persone.

La polio, o poliomielite, è una malattia infettiva causata da poliovirus, virus a RNA appartenenti al genere Enterovirus. 

La poliomielite, spesso chiamata polio o paralisi infantile, si diffonde da individuo a individuo principalmente per via oro-fecale. 

La malattia è causata da tre tipi di polio-virus (1,2 e 3), appartenente al genere enterovirus, che invade il sistema nervoso nel giro di poche ore, distruggendo le cellule neurali colpite e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale.

In generale, la polio ha effetti più devastanti sui muscoli delle gambe che su quelli della braccia. Le gambe perdono tono muscolare e diventano flaccide, una condizione nota come paralisi flaccida. In casi di infezione estesa a tutti gli arti, il malato può diventare tetraplegico. Nella forma più grave, quella bulbare, il virus paralizza i muscoli innervati dai nervi craniali, riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola. In questo caso, è necessario supportare il malato con ausili nella respirazione. Come detto precedentemente,  ne distinguono tre ceppi:

il Brunhilde;

il Lansing;

il Leon.

I poliovirus si distinguono per essere caratterizzati da un genoma a RNA ed un capside proteico. Nello specifico, il genoma è costituito da un singolo filamento di RNA di senso positivo lungo circa 7500 nucleotidi. In virtù del genoma corto e della struttura semplice è stato ampiamente riconosciuto come il più semplice dei virus con importanza patologica.

Tali virus infettano le cellule umane in virtù del legame con un recettore Ig-like, il CD155, (il recettore poliovirus ) presente sulla membrana cellulare. Il virus infetta le cellule dell’orofaringe, le tonsille, i linfonodi del collo e l’intestino tenue.

Questi virus, un tempo hanno rappresentato una profonda piaga, non solo sociale, ma soprattutto per la salute pubblica.

Molte persone contraggono la malattia senza neanche saperlo. Sebbene, quindi, circa il 90-95% delle infezioni da polio non causino sintomi, o provochino al massimo sintomi simil-influenzali, 1 paziente ogni 200-250 malati riporta lesioni neuronali estremamente gravi, che si manifestano principalmente nei bambini.

il malato può diventare tetraplegico. Nella forma più grave, quella bulbare, il virus paralizza i muscoli innervati dai nervi cranici, riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola.

So già, che molti penseranno il 5-10 % dei casi che evolve in sintomi gravi e alcune volte letali, rispetto al 90-95% dei casi senza o con pochi sintomi sia una percentuale irrisoria. Se pensate ciò, avente un piccolo problemino con la matematica di base, quella che si dovrebbe studiare nelle scuole.

Motivo per il quale, la scuola a mio modesto parere, rappresenta uno strumento fondamentale per capire il  mondo e far coltivare un pensiero critico e scientifico della realtà.

La probabilità di sviluppare la polio paralitica aumenta con l’età. Nei bambini si verifica circa 1 caso su 1000, negli adulti 1 su 75. Nei bambini sotto i cinque anni di età, la paralisi di una gamba è più comune. Ecco, non serve essere un laureato in matematica per capire che sono numeri abbastanza critici.

Lo stesso, presidente Franklin Delano Roosevelt, nel 1921 contrae la malattia che lo costrinse alla sedia a rotelle per la maggior parte del tempo.

Franklin Delano Roosevelt

La malattia causa, anche problemi respiratori gravi.  Questo sottotipo si chiama poliomielite respiratoria o poliomielite bulbospinale. Sono note foto storiche, di centinaia di bambini costretti a respirare tramite dei respiratori meccanici, chiamati  polmoni d’acciaio. Il polmone d’acciaio è un respiratore artificiale a pressione negativa e antenato dei moderni respiratori. Il primo respiratore fu utilizzato nel 1928, su una bambina di otto anni.

Il periodo di incubazione varia da 4 a 35 giorni, tipicamente 7-14 giorni. I sintomi clinici iniziali possono includere febbre, affaticamento, mal di testa, vomito, costipazione (o meno comunemente diarrea), indolenzimento del collo e dolore agli arti. 

Si stima che intorno al 1949 i casi di poliomielite negli USA avevano superato quota

40 000, e vengono conteggiati solo i casi fatali o di paralisi. Negli anni ’50 migliaia di persone nel mondo rimangono paralizzate.

Ad oggi non esistono cure valide per la poliomielite, se non trattamenti che possono solo in parte minimizzare gli effetti della malattia.

L’Europa e gli USA, stavano passando un momento terribile. Ma come spesso succede, dalle disgrazie arriva sempre una speranza. E questa speranza si chiama scienza.

Nel 1947 il dottor Jonas Salk, iniziò degli studi che lo portarono nel 1952 a produrre il primo vaccino sperimentale contro la poliomielite. C’è da dire che il vaccino venne testato anche su se stesso e sua moglie. Il vaccino è basato sul virus reso inattivo (cioè è stato ucciso, quindi non può provocare la malattia) mediante della formaldeide e viene indicato con IPV (Inactivated Polio Vaccine).

La grande scoperta di Salk, evidenziò una cosa importante in campo medico, ovvero la possibilità di realizzare un vaccino utilizzando un virus inattivato.

Nel 1954, il vaccino viene somministrato a livello sperimentale su  larga scala. Quasi 2 milioni di bambini fecero parte del test. Il primo test a doppio cieco, ovvero una parte dei soggetti ricevette il vaccino, un’altra parte un placebo. Né i medici né i pazienti erano a conoscenza di chi avesse ricevuto il vaccino.

Il 12 aprile del 1955 il Dr. Thomas Francis, supervisore dell’esperimento di massa, annuncia che il vaccino di Salk è “Sicuro, efficace e potente”. Il governo degli Stati Uniti autorizza il pomeriggio stesso la produzione su larga scala del vaccino.

Per un periodo, però, la vaccinazione venne interrotta a causa della paralisi di 164 soggetti e successiva morte di 10 dopo le vaccinazioni. Anche in questo caso, si perse inizialmente fiducia nell’efficienza del vaccino. Ma se la storia ci insegna qualcosa, l’ultima parola aspetta alla scienza e ai dati. Si scoprì, infatti che i casi di malattia sono stati causati da due lotti di vaccino contaminato da virus vivo.

Alla fine si notò effettivamente che i contagi crollarono rapidamente.

Ma i virus sono subdoli, bisogna tenere sempre alto il livello di guardia. Infatti nel 1958, in Italia, fu colpita da una grandissima epidemia di poliomielite. Secondo i dati del ministero della salute, il virus causò più di 8000 paralisi.

Ma anche in questo momento, la scienza e gli scienziati ci vennero in soccorso. Fu un uomo, Albert Bruce Sabin, a somministrare per via orale e non più per inoculazione un nuovo vaccino. Dopo il 1961, si certificò che  il vaccino di Sabin era molto più efficace del precedente vaccino di Salk.  Il vaccino di Sabin infatti (OPV – Oral Polio Vaccine), a differenza del Salk, è basato su un virus attenuato, indebolito in laboratorio in modo da non risultare più pericoloso, ma in grado solo di stimolare le difese immunitarie dell’organismo. Rispetto al vaccino di Salk, comportava rischi maggiori, ma come accade per tutti i farmaci in commercio i benefici superavano di gran lunga i rischi.

Che le vaccinazioni abbiano avuto in questo caso un effetto molto positivo sull’esito dell’epidemia lo dimostrano i dati pubblicati successivamente in numerosi studi.

Le curve epidemiologiche di confronto tra epoca pre e post vaccinale dimostrano una netta diminuzione del numero dei casi nel corso degli anni. Appare inequivocabile che le vaccinazioni abbiano cambiato significativamente l’incidenza delle malattie per le quali esiste vaccinazione, salvando vite umane, diminuendo gli esiti di malattia, riducendo complessivamente la sofferenza della popolazione e migliorando la qualità della vita.

Inizio IPV: Inizio OPV: Casi notificati x abitanti. Obbligo OPV: 1966.

Ricordo a tutti i lettori, che il rischio zero non esiste per nessun farmaco, nemmeno quello più efficace. Ma tutti i farmaci in commercio superano sempre i benefici contro probabili rischi. Giusto per indicare alcune stime, con il vaccino antipolio di Sabin, si sono verificati 1 caso di poliomielite ogni 700 000 vaccinati, mentre invece ogni anno in Italia senza vaccino si assisteva a 8000 casi poliomielite. Capite bene che sono numeri che pendono enormemente a favore dell’uso dei vaccini.

Lanciata nel 1988, l’iniziativa mondiale per l’eradicazione della poliomielite, nei primi vent’anni di attività, il numero di casi di poliomielite è diminuito di oltre il 99%.

Un ottimo risultato, se si pensa che con la campagna di vaccinazione più di 5 milioni di persone hanno potuto scampare questa terribile malattia.

L’esempio più eclatante che nella medicina il rischio zero non esiste, ma esiste una statistica e un’analisi di dati che ci permette di capire quando un farmaco ha degli enormi benefici a dispetto di rischi che non potranno mai essere nulli, ma che sono molto minori rispetto ai benefici.

Ricordando le parole di Warren, sui vaccini:

“Quando i vaccini per la polio e il morbillo furono disponibili, i genitori si misero in fila per assicurarsi che i propri figli fossero protetti. Avevano vissuto in un mondo in cui le malattie infettive avevano distrutto il futuro dei bambini e volevano disperatamente lasciarsi quel mondo alle spalle. Questi vaccini funzionarono così bene che la memoria che noi abbiamo di queste malattie è svanita e l’importanza della vaccinazione è diventata meno ovvia.”

Non dobbiamo mai dimenticare, quindi, che i vaccini saranno sempre l’arma migliore a nostra disposizione contro le malattie infettive.

Dott. Francesco Domenico Nucera *

* Physical Chemistry and Bioinorganic photochemistry


FONTI:

https://www.bbc.com/news/health-34082627

https://www.microbiologiaitalia.it/?p=45289&preview=true&_thumbnail_id=45302

https://www.iss.it/vaccini

http://www.epicentro.iss.it/problemi/polio/polio.asp

https://www.vaccinarsi.org/scienza-conoscenza/vantaggi-rischi-vaccinazioni/vantaggi/poliomielite

https://www.epicentro.iss.it/polio/

https://www.infovac.ch/it/vaccinationi/per-le-malattie/poliomielite

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